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Un po' su di me

di Francesco D'Ingiullo

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In questa pagina non vi aspettate che vi sciorini i miei corsi di formazione. Non credo nei titoli, nei diplomi e negli attestati anche se ne ho collezionati alcuni. Per me l'importante è stato sempre quello che "comunicava" con tutto il suo corpo e la sua energia, l'insegnante o professore di turno. Quello che riusciva a trasmettermi in una sorta di tramando orale della conoscenza come veniva fatto anticamente.
Vi parlerò piuttosto di me, con qualche accenno su momenti peculiari della mia "intima formazione". 

Mia madre è stata sempre contraria ai farmaci e ai medici classici per i quali ha un certo sesto senso nel valutare se effettivamente stanno cercando di aiutarti o se ti stanno solo affibbiando un protocollo.

Mio padre invece è sempre stato e lo è tuttora un grande osservatore della natura ed cerca sempre di trasferire il suo genio intuitivo alla manipolazione manuale di qualsiasi materiale nobile si possa utilizzare per costruire qualcosa.

Ed io per qualche motivo fin da piccolo facevo molta attenzione al mio corpo, ai miei stati d'animo, nei casi in cui cadevo malato. Tutto ciò non ha fatto altro che alimentare, a partire da i miei vent'anni, una certa curiosità per le terapie naturali tra cui: l'igiene naturale (o igienismo), il digiuno, l'uso dell'argilla, del veleno delle api, dell'ortica, dell'acqua salata, del massaggio, dell'imposizione delle mani, della riflessologia, della dentosofia, l'omeopatia, la kinesiologia, l'agopuntura ecc. E, al di là della terapie, anche tutte quelle pratiche mirate a prevenire le malattie come ad esempio: l'alimentazione, l'uso dei bagni caldi e freddi ed altri sistemi per rinforzare il sistema immunitario e allo stesso tempo mantenere il corpo in un certo equilibrio omeostatico e quindi con una certa elasticità mentale e fisica.

Quando poi una persona a me sconosciuta mi inviò del materiale sul lavoro portato avanti dal medico austriaco Wilhelm Reich e sulla sua scoperta (o riscoperta in chiave scientifica occidentale) dell'energia vitale che chiamò orgone, su alcune funzioni e caratteristiche di base che la contraddistinguono rispetto ad altre forme di energia, sulla possibilità di poterla osservare e misurarne indirettamente i suoi effetti, è come se avessi trovato l'anello mancante per completare una rete di conoscenze che finalmente acquisiva una forma ben definita.

Effettivamente mi resi conto che nessuna terapia escludeva l'altra, che ogni pratica terapeutica poteva avere un suo valido contributo e che tutte erano strumenti che avevano una loro efficacia nel momento in cui si riusciva ad avere una visione più globale della complessità dei sistemi viventi ed a capire i processi bioenergetici sottostanti ogni processo di guarigione o di malattia.

Ovviamente era necessario un nuovo approccio, era necessario uscire dalle trappole causa-effetto, uno più uno fa due, eliminazione del sintomo, considerazione parcellizzata dei fenomeni ecc. Occorreva uscire da una visione meccanicistica e chimico-scientifica che non tiene in considerazione il fattore energetico. Grazie anche ai contributi del ricercatore V. Schauberger iniziavo a vedere le cose diversamente: la forma e la materia erano il risultato di un movimento di energia. Così come il nostro corpo, fin dal concepimento, con tutte le sue funzioni, la sua fisiologia, la sua chimica, le sue capacità, non è altro che il risultato di dinamiche energetiche.

Oltre a tutto ciò notai come in alcuni casi, fin dai miei vent'anni, riuscivo ad aiutare le persone semplicemente dicendo loro qualcosa, aiutandole ad esprimere. Questa è una dote che probabilmente ho ereditato da mia madre e fortificato grazie ad amicizie benefiche come quella con uno dei miei migliori amici: Luigi Marrone, musicista, scrittore, filosofo e tanto altro, che mi ha sempre spronato a guardare dentro e fuori di me da diversi punti di vista.

Penso proprio che sia questo il punto fondamentale: non possiamo fare a meno di guardare le cose da diversi punti di vista perché solo così riduciamo al minimo possibile il rischio di cadere nel protocollo, di trattare il vivente come materia morta, di escludere il soma dalla psiche, così come la società dall'individuo e viceversa. In questo folle tentativo di salvare il salvabile, mi rendo conto che la medicina classica è giunta a tutt'altre conclusioni perché riesce ad escludere un cuore, un fegato o un rene dal corpo al quale appartengono.

Oggi scrivo questa pagina perché è ora di dire basta al fatto di dover camminare sempre in salita. La conoscenza è lì sotto di noi, basta scendere. E a camminare sempre in salita alla fine ci rimane la schiena piegata. Con la schiena piegata facciamo un'enorme fatica a guardare dritto davanti a noi.

Come scrivevo in un articolo dei miei 18 anni, "a noi rimane più facile percorrere la strada più difficile". In questo caso la strada più difficile è quella della consapevolezza, è difficile ma è in discesa. Non possiamo più permetterci di continuare a delegare la nostra vita a persone che hanno vivisezionato un fragmento di vita cosmica che hanno davanti. Bisogna ricomporre i pezzi che da decenni stanno sparpagliando.

Hanno disperso il sapere e quel poco che hanno considerato è stato rinchiuso in fabbriche di scienza parcellizzata, di scienza a compartimenti stagni. Hanno strutturato le professioni, creato caste di sottomessi a questa conoscenza parcellizzata e hanno formulato leggi per proteggersi da qualsiasi attacco alla loro irrazionalità, ma è giunto il momento di uscirne fuori. È giunto il momento di spogliarsi di ogni corazza, di ogni difesa, di uscire fuori dal guscio dell'ostruzionismo medico perché la vita, muore nel momento in cui se ne si blocca il flusso. Questo è un principio validissimo che si può applicare al campo della medicina, a quello dell'educazione, nelle politiche sociali e del lavoro.

Siamo dotati di gambe per camminare, ma cammina tutto il nostro corpo, le nostre mani, i nostri occhi, il nostro potenziale creativo. E tutto cammina verso la solidarietà, la cooperazione, l'empatia, l'amore ed il rispetto per l'altro.

Queste sono le mie scelte e questa è la persona che incontrerete quando saremo faccia a faccia.

francesco d'ingiullo
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